TweetDipinto dal fondo diviso in due parti su cui campeggia la figura di un grosso piede che diviene corpo con un unico occhio e quella di un uccello che somiglia ad un arco.
Qui è la linea a divenire parte integrante dello spazio narrativo, tanto che ne guida i momenti salienti del racconto, dal moto del braccio del buffo personaggio, al percorso del sasso, allo spavento dell'uccello.
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Sempre la linea disegna una sorta di arco nell'immagine dell'uomo-piede, che ripete più grande quello formato dal corpo dell'uccello.
L'uomo-arco e l'uccello-freccia sono il simbolo di una manifesta superiorità dell'uomo sull'animale, ma forse anche dell'evasione dal reale.
Una volta Mirò aveva affermato che le persone con le orecchie invase dai rumori della quotidianità a poco a poco non sono più in grado di sentire la musica delle foglie al vento, il fruscio di un carro su un sentiero coperto di sabbia e di tutti quei mormorii che costituivano per l'artista linfa vitale per le sue creazioni.
In quest'ottica Mirò ci restituisce in questo dipinto l'emozione di un racconto "silenziosamente loquace": egli preferisce una realtà che si fa leggera ed evanescente, che suscita ilarità ed un umorismo che ha in sè la forza di uno sgambetto, che ci fa inciampare nelle pieghe della realtà così come l'immaginazione dell'artista inciampa nelle crepe di un soffitto, da cui scaturiscono figure, come il suo pennello incespica nelle anomalie del supporto su cui dipinge e crea una stella.
Una realtà infine, in cui spesso le parole non sono sufficienti per offrire la stessa libertà interpretativa illimitata che un segno è capace di dare.
Il tema dell'uccello, che compare frequentemente nelle opere mature dell'artista, suggerisce la sua predilezione per un linguaggio capace di volere, di staccarsi da terra con audacia e imprevedilbilità.
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